Il ponte della Difesa o dell’Armo è un ponte di epoca romana del II secolo a.C. costruito in concomitanza con costruzione della via Annia più comunemente conosciuta come via Popilia che lasciata la via Appia a Capua attraversava la provincia di Salerno passando per Nuceria, Salernum, Picentia, Eburum, Acerronia (nei pressi della contrata Cerreta di Auletta) Forum Populi per raggiungere Reggio Calabria.
Sono state avanzate delle ipotesi che attribuiscono a differenti magistrati romani la costruzione della strada e del ponte. Teodoro Mommsen sostenne che la strada e quindi il ponte erano da attribuirsi a Publio Popilio Lenate che le fece costruire intorno al 130 a.C. e, pertanto, la strada debba chiamarsi Popilia. Vittorio Bracco, invece, sostenne che la strada debba chiamarsi Annia perchè fu costruita dal Pretore Tito Annio Lusco nel 153 a. C. La scoperta a Roma di due epigrafi, in cui la strada viene chiamata Appia-Annia perché aveva come capolinea Capua dove giungeva la via Appia, fa propendere per l’ipotesi del Bracco. Il ponte della Difesa è l’unico ponte superstite dell’antica via Reggio-Capua. Il ponte, nelle cui vicinanze vi erano alcune cauponae, cioè delle bettole e più su in vicinanza di Acerronia la mutatio, cioè la taverna della Cerreta con il cambio dei cavalli, fu testimone del passaggio delle orde di Spartaco che notte tempo si dirigevano verso Forum Annii per depredarlo e distruggerlo e della battaglia finale che avvenne con le legioni di Crasso nei suoi pressi su quel lembo di terra delimitato dai fiumi Tanagro e Bianco. La rete stradale ed il ponte rimasero in discrete condizioni fino al VI secolo d.C., quando furono testimoni degli scontri violenti che avvennero nella Bassa Valle del Tanagro, durante la guerra greco-gotica. Dopo tale periodo la strada subì un progressivo peggioramento ma il ponte non perse la sua importanza fino all’ultimo scorcio del Settecento, quando, per la costruzione dell’attuale statale 19, il traffico viario fu deviato su questa arteria. La tipologia muraria del ponte è costituita da cocci di piccole dimensioni della larghezza di 20-30 cm e dell’altezza di circa 20 impiegando ciottoli di fiume e pietrame ricavato dalla cava sita sulla parete della collina detta dell’Armo di fronte al ponte. Si tratta di una costruzione a sacco, con elementi irregolari, lunga circa 50 metri, con quattro arcate a tutto sesto di cui ne restano solo due quasi uguali. Le pile, gli appoggi intermedi fra le campate, di ragguardevole dimensione, sono dotate di rostri triangolari nella parte rivolta verso la corrente del fiume e arrotondati in quella opposta. Il ponte era munito di due rampe di salita di cui solo una è ancora esistente, della larghezza di circa tre metri e della lunghezza di circa 25 metri. Il ponte è stato restaurato, per la parte ancora esistente, pochi anni or sono. Attualmente le arcate superstiti e la rampa di accesso si trovano alla destra del Tanagro avendo il fiume nel tempo deviato il suo corso di circa 50 metri.
Fonte storica: Luigi Langone, medico prestato alla storia per pura passione. Aulettese.